Tour de France 2020, gli esperti epidemiologi: “Grossi problemi di salute in un evento del genere, impossibile correrlo quest’anno”

Il mondo della medicina nutre forti dubbi sullo svolgimento del Tour de France 2020. Diversi esperti di epidemiologia hanno espresso la loro perplessità sulla volontà di effettuare corse di ciclismo in questo 2020, anno segnato dalla diffusione mondiale del coronavirus. Le previsioni dell’UCI vorrebbero correre il Tour de France 2020 dal 29 agosto al 20 settembre, per poi svolgere mondiali, Giro d’Italia 2020 e Vuelta a España 2020. Una visione che però potrebbe scontrarsi con la situazione sanitaria planetaria, al di là del numero di nuovi contagi che si presenterà davanti agli occhi degli esperti all’inizio della stagione estiva. Il rischio di eventi tanto grandi è infatti aiutare una nuova ondata epidemica, con effetti ancora più gravi.

Benjamin Cowie, professore di epidemiologia presso l’Università di Melbourne, ha elencato le diverse difficoltà nel prevedere un evento di portata mondiale come la Grande Boucle quest’anno nell’intervista concessa a Sporza: “Ci sono seri problemi di salute nell’organizzare il Tour de France a inizio agosto. Francamente è molto difficile pensare a misure che lo rendano sicuro per i ciclisti, soprattutto attraverso l’intenso contatto tra di loro e la lunga durato durante la competizione. La quarantena in anticipo per i ciclisti aiuterà, ma non può eliminare completamente il rischio di contaminazione. Se ci sono spettatori che non possono stare a distanza di sicurezza l’uno dall’altro e dagli atleti, come vediamo durante le corse, sarebbe meglio indossare una mascherina. Ma anche questa misura non sarebbe abbastanza sicura. Penso sia improbabile che ci siano eventi sportivi nei prossimi sei mesi. La stragrande maggioranza di australiani è contaminata: mi sembra difficile che possano lasciare il Paese nei prossimi sei mesi per partecipare a eventi sportivi”.

Gli ha fatto eco Stefano D’Amelio, professore di malattie infettive all’Università di Roma: “Hanno tutti visto immagini di salite come l’Izoard o il Tourmalet con tanti tifosi. Sarebbe impossibile quest’anno. Una quarantena di ciclisti può essere importante, non solo prima ma anche dopo. Può aiutare, ma poi bisogna fare tamponi su tutti. E una seconda ondata di infezioni è molto probabile. L’ipotesi più probabile è che arrivi a settembre o a ottobre, in coincidenza con Tour e Giro“.

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